Per molti mesi la pandemia ci ha tenuti in ostaggio, ha cancellato e reso impossibile qualunque forma di evento partecipato, solo attraverso la rete e i nuovi media è stato possibile un collegamento al teatro e in generale alla cultura della partecipazione. Il piccolo schermo si è trasformato nell’unica finestra sul mondo. Questa esperienza ci ha messo di fronte alle profonde fragilità del settore culturale in generale e in particolare ha fatto emergere la debolezza profonda del sistema teatrale, sia economico sia identitario sia di valori.
In questo periodo ci siamo trovati difronte alla necessità di pensare al programma post Covid, abbiamo progettato “al buio” senza sapere se un giorno si sarebbe potuto realizzare il nuovo progetto del festival.
Il nostro pensiero si è immediatamente focalizzato sui giovani, sul futuro ad un nuovo modo di pensare al teatro, a nuovi temi, nuovi linguaggi, anche in virtù delle esperienze che stavamo vivendo, insomma al teatro del mondo che verrà.
Si, perché questo è accaduto l’hannus horribilis ha generato un profondo cambiamento e ci ha aiutato a produrre una sintesi di un percorso che giunge da molto lontano; pensiamo solo al teatro che da decenni si è spostato dai luoghi deputati per invadere spazi della vita di tutti i giorni, o gli spettacoli site specific, o all’eredità degli anni 70’ con la messa in discussione dei ruoli all’interno della creazione artistica, o alle avanguardie e post avanguardie. Se a quanto brevemente accennato uniamo la spinta per un cambiamento di linguaggio e la ricerca tecnologica pervasiva legata ai media, al digitale, giungiamo dritti alla questione del mondo che verrà.
L’ edizione del festival 2021 cerca di intercettare questi cambiamenti e queste nuove prospettive e, come L’Angelus Novus, tutti noi dobbiamo avanzare guardandoci all’indietro, coniugando la storia, perlomeno del secolo passato, con il futuro. Ecco allora che assisteremo a performances che fanno della ricerca tecnologica un vero e proprio manifesto poetico, come nel caso del progetto The Walks dei Rimini Protokoll, che conducono un gruppo di spettatori mediante ad una App. lungo un percorso urbano in contemporanea con il pubblico in diverse città europee, o come nello spettacolo La mia battaglia di Elio Germano, dove attraverso la realtà aumentata e la rocambolesca dialettica del protagonista assistiamo in diretta al meccanismo della manipolazione delle coscienze. O ancora Romeo Castellucci con il III Reich, una potente video-istallazione che affronta il tema del rapporto tra linguaggio e potere “Qui, il linguaggio-macchina esaurisce interi ambiti di realtà, là dove i nomi appaiono uguali nella loro serialità meccanica, come fossero i blocchi edilizi di una conoscenza che non lascia scampo”.
Sarà nuovamente presente Anagor, il gruppo che l’anno passato ci ha affascinato con lo spettacolo su Virgilio, presenterà l’ultima produzione: Il Paradiso di Dante / Alfabeto Oscuro, L’invenzione della trasparenza, Postille, un lavoro sulla Commedia con l’impianto musicale di Salvatore Sciarrino davvero importante.
Questi solo alcuni degli spettacoli in programma, uniti da un filo rosso: la riduzione dell’io e un accrescimento della vitalità comunicativa. Il mezzo espressivo diviene allora il protocollo di un cambiamento culturale, da cui si sviluppa una nuova idea di socialità, di comunità, di arte: parlare dell’oggi attraverso strumenti che rappresentano il mondo che viviamo.
In ultima istanza il programma è una fotografia del presente, della sensibilità del mondo non solo giovanile, che tenta di dare una risposta positiva alla post pandemia e contemporaneamente cerca un orizzonte culturale nuovo, che sappia tenere assieme le nuove prospettive sociali, culturali, tecnologiche con i significati originari del fare teatro: la partecipazione attiva dello spettatore, l’abbandono della sua posizione distante e acritica. In questo senso il teatro oggi realizza un desiderio antico: trasformare lo spettatore in una parte integrante dell’opera.
Sullo sfondo di quanto detto le nuove rotte del mediterraneo ci indicano un percorso anche in questo caso antico e futuro e ancora ci ritorna come guida l’Angelus Novus che ci suggerisce di procedere verso il futuro, verso il cambiamento, attraverso le evoluzioni di linguaggio, guardando ai giovani, e al ricambio generazionale anche del pubblico, ma contemporaneamente portandosi dietro il passato la nostra storia, il nostro territorio, le nostre esperienze.
Franco Brambilla