Ancora grande suggestione e grande spettacolo il 23 agosto al Parco Scolacium per Armonie d’Arte Festival: alle 22.00 sarà la volta del Teatro sociale e della straordinaria prima dello spettacolo “Cria da Marè – Marielle Franco, una donna, la politica, l’amore”, progetto di Teatro Musica co-prodotto da Confine Incerto e Armonie d‘Arte Festival, nato da un testo poetico scritto da Anna Macrì, e trasposto in scena dalla creative work trainer Emy Bianchi, come tributo a Marielle Franco, figlia della marea, attivista e consigliera comunale di Rio De Janeiro, donna, nera, ragazza madre e omosessuale dichiarata, uccisa il 14 marzo 2018.
In vista del grande evento conclusivo della Sezione Platino del Festival, il prossimo 5 settembre al Teatro Politeama di Catanzaro con la Royal Philarmonic Orchestra – diretta da Joshua Weilerstein – Chiara Giordano pianista solista, quello di giovedì 23 agosto è uno spettacolo su un tema forte e scottante, qual è quello dei diritti negati in ogni dove nel Mondo, portato in scena con ironia e freschezza. Un momento significativo dunque, per il risvolto etico che assume, e molto caro al Festival diretto da Chiara Giordano, che sarà pertanto accompagnato da un dibattito sull’integrazione e condizione femminile, sociale e delle minoranze in Brasile, con la partecipazione straordinaria di Monica Tereza Benicio (attivista e compagna di Marielle Franco), accompagnata da Lindara Nobre Costa, moderato dal giornalista inviato speciale di RaiUno Francesco Brancatella. (Per garantire la possibilità di una partecipazione corale, a questo che Armonie d’Arte Festival vive come un momento dal forte richiamo etico, fin da ora si annuncia che in caso di mal tempo lo spettacolo “Cria de marè” si svolgerà sempre alle h. 22.00 presso il Teatro Comunale di Soverato. Informazioni in tempo reale sui nostri social).
Uno spettacolo profondo e graffiante, la cui genesi è stata raccontata così da Anna Macrì ed Emy Bianchi ad Armonie d’Arte Festival:
“Marielle è venuta a me così, per caso – ci ha detto Macrì -, e mi ha conquistata per la forza, il coraggio, il percorso che l’ha resa la donna più votata a Rio de Janeiro alle ultime elezioni, in una terra così ostile alle donne e ad ogni genere di diversità e minoranza, dove dal 2010 è in corso una pulizia etnica silenziosa. Alla sua morte, il 14 Marzo scorso, dolore e rabbia mi hanno spinta a “urlare” con lei e per lei. Per tutte noi. E quindi il 28 Marzo ho preso un foglio e ho iniziato a scrivere un racconto, di getto. Ne ho parlato quasi subito a Chiara Giordano la quale, senza se e senza ma, si è entusiasmata al progetto, inserendolo nel cartellone di Armonie d’Arte Festival e diventando co-produttrice, assieme a Confine Incerto, del progetto. Poi, assieme ad Emi (Emanuela Bianchi, ndr) e Demetrio (Fortugno, ndr), e tutti i musicisti in scena, il racconto è divenuto un testo teatrale, grazie soprattutto al supporto creativo di Emi. Così è iniziata l’avventura di Marielle, un lavoro sinergico di tante genialità e talenti, da Sud a Sud, dal Brasile alla Calabria. E’ la teoria dell’ubunto – prosegue Macrì -, ad aver reso possibile tutto questo. Niente di ciò che andrà in scena giovedì sera per la prima volta sarebbe mai accaduto senza le persone meravigliose che hanno lavorato, progettato, creduto e costruito, in nome di Marielle. Sono già soddisfatta di questo, al di là del risultato di Cria da marè. E poi incontrare Monica, sua compagna e anche lei attivista coraggiosa – conclude l’autrice e attrice -, sarà l’emozione più forte della mia vita, sarà come abbracciare Marielle che, oramai, è per me come sorella e guida”.
A completare il quadro di una messa in scena forte e vitale Emanuela Bianchi, che in quanto creative work trainer“ha cercato – spiega – di cogliere il più intensamente possibile le idee dell’autrice, Anna Macrì, a sua volta attivista passionale calabrese, il suo desiderio di dare voce a Marielle mi ha immediatamente coinvolta e ho cercato con lei e i musicisti del gruppo Kala Bossa di trasferirle in una messa in scena, un passaggio continuo tra Calabria e Brasile. La messa in scena è un continuo passaggio di tempo e di spazio, tra le tensioni che caratterizzano i luoghi di potere, a volte luoghi intimi, come una casa, altre volte collettivi, come strade, piazze, palazzi. E dalla violenza, dalle vessazioni il salto con Marielle avviene con il suo grido di vita: “Eu sou porque nos somos” (Io sono, perché noi siamo), è il suo invito rivolto a tutti noi, una immagine del mondo che luccica di umanità”.
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