Gode della supervisione di uno dei più grandi critici d’arte italiani, Vittorio Sgarbi, l’Opera che martedì 7 agosto, come sempre alle 22.00, andrà in scena per Armonie d’Arte Festival al Parco Archeologico Scolacium di Borgia (Cz): La Traviata di Giuseppe Verdi, la più eseguita e amata lirica del mondo. L’attesissima produzione del Festival, su concept e regia di Chiara Giordano, direttore artistico del grande evento culturale, sarà uno spettacolo nello spettacolo; infatti alla grandiosa messa in scena di un’opera senza tempo, qual è appunto il melodramma verdiano, al cospetto delle pietre millenarie della basilica normanna di Roccelletta di Borgia, si unirà l’ardito quanto fecondo accostamento di linguaggi nuovi, rubati alla strada e alle arti contemporanee, per un allestimento davvero sorprendente e senza precedenti. In attesa di vivere quello che si annuncia a tutti gli effetti come un grande momento spettacolistico non soltanto per la Calabria, ma per l’Italia e l’Europa, il professore Sgarbi è stato disponibile a rispondere ad alcune domande in esclusiva per Armonie d’Arte, e ha affermato fra l’altro: “Un posto come Scolacium non appartiene a questo luogo, ma al mondo”.
Professore Sgarbi, perché La Traviata batte ogni confronto in termini di popolarità e detiene il primato al mondo per numero di rappresentazioni? Chi è La Traviata ? Qual è l’amore che La Traviata è in grado di suscitare dentro ognuno?
È il come il canto di Paolo e Francesca nell’Inferno dantesco. Si tratta di un adulterio, in questo caso la Traviata impedisce con la sua stessa vita un rapporto regolare con il suo amato, scatenando una serie di sentimenti: gelosia, rabbia, inadeguatezza, sia pure espressi nella situazione data, raccontano una realtà che esiste, esiste la difficoltà di trovare la persona giusta, senza essere limitati da età, ceto o stato sociale, luogo di appartenenza, motivi esterni. L’impedimento degli eventi, della società, del costume che impedisce l’amore di Alfredo e la Traviata è qualcosa di intramontabile. Violetta è la donna che non riesce a darsi completamente, perché l’amore non basta. Ci sono ragioni sociali, di famiglia, che creano difficoltà amorose che, però, accentuano il senso dell’amore.
Professore, se potesse paragonare Verdi ad un pittore, quale indicherebbe?
Generalmente penso a quadri che fanno riferimento al tempo dell’opera rappresentata. Mantegna ad esempio nel caso di Rigoletto, Caravaggio per la Salomè di Strauss, in questo caso La Traviata è come un quadro dell’Ottocento, un dipinto in cui si rappresenta la vita borghese, potrebbe essere un dipinto di Manet, in Italia di Boldini, che ci riporta all’ambientazione dell’epoca.
Professore Sgarbi, da storico e critico d’arte si confronta più di frequente con la bellezza plastica e immobile delle arti figurative. Ma non è la prima volta che si accosta anche al melodramma. Cosa può rappresentare ancora oggi l’opera lirica nel quadro complesso delle espressioni artistiche? Quale fascino può esercitare
L’opera lirica è un genere morto, come la tragedia greca: viene perpetuato e commemorato attraverso delle indicazioni di principio, ma in generale non c’è da attualizzare La Traviata o il Don Giovanni, l’attualità sta tutta nella musica, nelle parole, nel libretto, che ogni volta che vengono reinterpretati dagli artisti in scena rendono presente lì, attraverso i comportamenti esemplari dei protagonisti, la narrazione. Sono gli artisti, attraverso la loro interpretazione a rendere viva l’opera. Questo crea un effetto di spostamento, di spaesamento temporale, una dimensione quasi onirica, è come vivere fuori dal tempo o in un’altra epoca, attraverso questo genere artistico. Questo è lo spirito e il fascino allo stesso tempo dell’opera lirica.
Ma questa produzione de La Traviata di Armonie d’Arte Festival, vede accostare un linguaggio così tradizionale, qual è appunto quello della lirica, ad una espressione contemporanea come la street art; è una novità e certamente una sfida, fortemente voluta dal direttore artistico Chiara Giordano: quale il senso a suo avviso? E come pensa che il pubblico potrà reagire?
Trattandosi di un luogo fuori dal tempo come Roccelletta di Borgia è evidente che ogni adattamento è una provocazione concettuale. Io sono stato il primo assessore che ha sdoganato i writers a Milano all’epoca del Leoncavallo. Presi una posizione di legittimazione di un linguaggio creativo che è proprio dei nostri giorni. E La Traviata è, nel personaggio di Alfredo, come il graffitismo, espressione dell’inadeguatezza di una sensibilità poetica incompresa, quindi io sono il ponte fra la Traviata e i graffiti. L’indole del graffitista è quella di un personaggio romantico, in antagonismo con il suo tempo, con il potere, quindi diciamo l’allusione concettuale è legittima.
Non è la sua prima volta in Calabria di cui certamente già conosce sia criticità, che preziosità. Il Parco Scolacium è di certo tra quest’ultime. In passato lei ha anche assunto ruoli politici da parlamentare in Calabria e, fra gli altri incarichi di prestigio, anche quello di Sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali: che cosa pensa delle attività festivaliere come strumento di valorizzazione e comunicazione del Beni culturali del nostro Paese?
Ho avuto modo in passato in diverse occasioni e situazioni di conoscere la Calabria: ho fatto la regia di un Rigoletto al Teatro Politeama di Catanzaro, sono stato parlamentare eletto in Calabria dal ’94 al ‘96, poi assessore a Cosenza, quindi ho valutato, oltre che da ministro e nelle funzioni nazionali, anche sul campo, e preso atto di tante situazioni calabresi. Fra tutte dico che questa che oggi mi porta nel Parco Archeologico di Roccelletta di Borgia è senz’altro fra le più spettacolari e originali, paragonabile a Caracalla a Roma. Siamo in una situazione privilegiata, come accade in quei luoghi all’aperto nel mondo dove è possibile creare una evocazione, una suggestione. Non si possono valutare queste occasioni come situazioni generali della Cultura e dello Spettacolo dal vivo in una regione: un luogo come Scolacium appartiene al mondo, come il Teatro di Taormina, di Siracusa, l’Arena di Verona. Scolacium è un luogo fuori da tutto, di assoluto privilegio scenografico. Roccelletta di Borgia gode di una condizione di tale spettacolarità che non si può misurare con la valutazione della cultura in generale in Calabria. Siamo in uno dei dieci luoghi d’Italia in cui l’eccezionalità dell’ambientazione ti fa essere in un altro tempo, in un altro spazio, in cui è difficile anche dare un giudizio su un livello medio. Non sarà magari il luogo dove si fa la migliore lirica d’Italia, ma certamente fare la lirica a Scolacium è talmente eccezionale che dovrebbe essere in un cartellone europeo, non di una città o di una regione, ma dell’Europa tutta, in cui mettere dentro l’Irma, l’Arena di Verona, Armonie d’Arte, entità extraterritoriali, che, ripeto, appartengono al mondo, non ai singoli luoghi.
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