Chi è Elio Germano?
Elio Germano è un attore, regista teatrale, rapper. Nasce a Roma il 25 settembre 1980. La sua carriera teatrale inizia da adolescente, a dodici anni la sua prima esperienza cinematografica nel film Ci hai rotto papà di Castellano e Pipolo. Dal 1998 inizia una stagione felice di fiction televisive: Un medico in famiglia 2, ma è con Mio fratello è figlio unico che diventa popolare fino a guadagnare il David di Donatello come miglior attore protagonista. Anche il festival di Cannes lo premia come miglior attore con La nostra vita, seguono due Nastri d’argento per Il giovane favoloso nel 2015. Ha partecipato inoltre come attore a numerose produzioni cinematografiche: La tenerezza (2017), Io sono Tempesta (2018), Troppa grazia (2018), Favolacce (2020) e Volevo nascondermi (2020)
La manipolazione hi-tech: il “Segnale d’allarme”
Elio Germano presenta un’opera che è al contempo una pièce teatrale, un film e una esperienza in realtà virtuale: Segnale d’allarme – La mia battaglia VR.
Nato dallo spettacolo teatrale di cui era attore unico e regista, scritto a quattro mani con Chiara Lagani, questo VR movie nasce dalla collaborazione con Omar Rashid (co-regista del film) ed il progetto multimediale Gold, di cui Rashid è fondatore.
Qual è l’allarme? Questo nostro tempo, il diffondersi del pensiero assolutista fomentato da un’informazione deformata di cui la nostra società è vittima. Le nuove tecnologie che hanno cambiato la comunicazione, se da un lato si propongono come democratiche, dall’altro facilitano la manipolazione del pubblico.
È in questo contesto che Elio Germano utilizza e allo stesso tempo critica la modernità del linguaggio che ha scelto. La tecnologia più avanzata offre dunque uno spettacolo disturbante, pensato per scuotere e risvegliare le coscienze.
“Uno spettacolo provocatorio che ci mette in discussione come pubblico – racconta Germano-, Cosa stiamo vedendo? A cosa applaudiamo? Chi è il personaggio che abbiamo di fronte? Dove ci sta portando? Un esercizio di manipolazione dagli esiti imprevedibili – e prosegue aggiungendo-, per la prima volta il teatro si fa virtuale: indossato il visore e le cuffie, verrete catapultati in quella sala e sarà come essere lì”.
“La scelta della realtà virtuale, linguaggio che con Elio Germano esploriamo da un qualche anno – spiega Omar Rashid-, è stata quella più naturale per poter replicare più volte La Mia Battaglia. In questo modo è stato possibile evitare di dover sottostare alle problematiche logistiche degli spazi teatrali. È sicuramente la miglior trasposizione possibile per questo tipo di spettacolo, già di per sé immersivo.”
Usando le potenzialità della Virtual Reality viene messo in scena un esperimento nel quale Germano ipnotizza i suoi spettatori, quasi li manipola, con lo scopo di trasmettere quel segnale d’allarme da cui prende il nome lo spettacolo VR stesso.