Da qualche settimana Armonie D’arte ha attivato questa rubrica “Vale il viaggio!” e sono felice di poter contribuire così ad una forma di dialogo che resta sempre, come abbiamo anche titolato l’edizione 2017 del Festival, “il sommo bene” ( Socrate).
Ci piacerebbe molto creare, intorno ad Armonie d’Arte, una comunità web che dei valori e del tepore della cultura, dell’arte e di quel kantiano “cielo stellato sopra di noi“, possa fare un modus vivendi.
Il mio è ovviamente solo un piccolo contributo che spero, però, vogliate cogliere come segno di un mondo di bellezza e armonia resistente alle trincee individuali e collettive del nostro tempo, e così resiliente da generare nuovo sorriso, nuova creatività, nuove visioni, nuova concreta positività, nuova gioia di vivere.
Ed ecco, quindi, che per l’intervento di questa settimana, quella che ci porta poi a Natale, vorrei proporre un breve viaggio tutto ideale, un viaggio che appartiene al racconto di cui la nostra anima è capace, e che ci parla di un possibile amore cosciente e consapevole, perché può essere condiviso.
Vorrei andare insieme a voi tutti nel “mondo della pace”.
Nell’Armonia, concetto come sapete a me carissimo, vi è una condizione essenziale che è la sintonia, e questa rappresenta la più grande ricchezza che si possa possedere perché emancipa dalla solitudine sofferente e strutturale dell’uomo.
Quell’”animale sociale” che è l’uomo (come diceva Aristotele) può, infatti, decidere di utilizzare la solitudine e il silenzio per la meditazione come strumento di riflessione e soprattutto di rinnovamento energetico, ma è un’entità nell’universo e quindi, naturalmente, tende ad essere parte di un sistema.
La disarmonia rappresenta, quindi, uno stato fuori natura.
La pace, per gli aspetti innanzitutto spirituali che sono il presupposto di quelli etici e poi effettuali, è dunque la condizione e conseguenza insieme di un felice stato di natura.
Forse il mio dire appare supponentemente filosofico o per lo meno troppo intellettuale per un periodo lieve come le festività natalizie.
Vi prego di credere che a parlare è la mia anima più fluida e spontanea, perché quella che da tempo ed ogni giorno si misura con questi assetti e modalità.
Ed allora, per sostenere e risolvere i miei tanti egotismi ed egoismi, il mio bisogno di risultati riconosciuti, il mio furore ideale, la mia moralità rigorosa, e persino la mia professionalità intransigente, ogni giorno viaggio nella mia coscienza e cerco l’Ironia e la Bonarietà: non sempre le trovo perché sono due signore belle, argute, disponibili ma anche esigenti; alla loro porta non si bussa, si entra se si son trovate altrove le chiavi; e quando sei dentro ti chiedono di spogliarti.
Io in vero sono piena di insicurezze, ho cellulite, qualche ruga e primi capelli bianchi, forse nemmeno una lingerie troppo accurata.
Allora qualche volta fuggo.
Ma se invece trovo la forza di restare, succede qualcosa di magico: le nostre signore Ironia e Bonarietà spengono la luce, si avvicinano con pudore, rispetto, e mi abbracciano; la luce pian piano illuminerà di nuovo quello spazio di cui prima non riuscivo nemmeno a vedere i colori, e poi invece vi scorgo luci e dettagli, che mi sembra quasi profumino tanta è la gioia di sentirmi libera.
Ecco, un viaggio breve, in qualche caso forse impegnativo e difficile, ma potente.
E il Natale è il tempo della conciliazione.
Provateci anche voi.
La pace “vale il viaggio! “.
Auguri a tutti.