Quante sale cinematografiche abbiamo in Calabria. Non lo so e non sono nemmeno un’esperta di cinema.
So però che per lo più il cinema “non è sotto casa” e so anche che, talora, “ha a che fare con l’arte”.
Blasfema affermazione direbbero gli esperti e appassionati di cinema!
Ma soprattutto, in questo caso, sono napoletana. E allora la domanda?
Una Napoli, quella del film, che non potrà non suggerire un altro viaggio: nella città partenopea appunto!
E’ la Napoli di un esoterismo popolare e colto nello stesso tempo, quello di Raimondo del Sangro Principe di Sansevero e quella delle veggenti e delle fattucchiere; la città dove paganesimo e cristinità, come anche chiesa e impero, non hanno mai smesso di intersecarsi ed alimentarsi a vicenda.
E’ la Napoli che non si vede perchè è sommersa dai luoghi comuni, dalle immagini stereotipate; e perchè, diciamolo, per capirla, ovvero per riuscire a vederla, è necessaria una spiritualità profonda, complessa, fatta di cultura e curiosità, di reattività emotiva e di pensiero laterale.
Napoli è una millefoglie!
Di quelle belle e composte da fotografia, proprio come la cartolina del panorama da Posillipo completa del pino sempre verde e del Vesuvio, ma di quelle sfogliatelle che che poi ad ogni strato lasciano esplodere una barocca crema densa di gusto, talora persino eccessiva quasi da stomacare, ma buona, con le sorprese delle sue preziose amarene o di altro al servizio della fantasia del pasticciere!
Ecco la Napoli “di dentro”, fatta delle eduardiane “voci di dentro” e di tutto quanto al sole perderebbe il suo smalto, ma che al sole ogni tanto si affaccia per recuperare realtà, come il balzachiano e universale mondo della Comédie humaine.
Ed è questa Napoli ad essere tutta nella acuta e puntuale telecamera di Ozpetek; altro il film non è.
Almeno per una napoletana, umilmente artista come me. Una Napoli velata che vale il viaggio, e non solo al cinema!